Chi, come noi, considera il gioiello una micro invenzione, una piccola conquista dell’impossibile, trova nell’arte del primo Novecento infinite suggestioni. Un irrefrenabile desiderio di cambiare il mondo creando, spinse artisti di tutta Europa a sciogliere i legacci col passato per aprire il portale verso una dimensione nuova che rivoluzionasse il fare, il vedere e il vivere l’arte.
Era tempo di stravolgere i canoni, forzare le regole, provocare l’osservatore con lo scollamento dalla realtà oggettiva emancipando il colore dal vero, negando lo spazio razionale, iniettando disordine nella geometria e anarchia nella composizione. Quanto piacere liberatorio in tutta quella confusione!
Forse il nostro è anche un omaggio ai rivoluzionari dell’arte con cui sentiamo di condividere l’irreverenza giocosa e una certa irrequietezza. Nulla da rivendicare o da dimostrare se non la libertà della propria immaginazione e un’incontenibile spinta a sperimentare, ad andare sempre oltre giocando con forme, colori e materia.
Avantgarde è un vero e proprio mash-up di stili e reminiscenze: raccogliamo schegge e frammenti dal cubismo, dal futurismo, dal costruttivismo e dal surrealismo riassemblandoli in inedite ed esuberanti composizioni.
Rovesciando e scomponendo il rapporto che lega l’opera alla sua cornice, vogliamo che entrambi si ribellino ai ruoli e agli spazi imposti superando energicamente margini e confini.
Nel frattempo, le forme e i corpi geometrici perdono regolarità, perchè non sono più il prodotto di calcoli matematici ma piuttosto il risultato di una realtà distorta. Come nelle architetture paradossali di Escher, la spazialità è soggettiva e visionaria.
Deriviamo dal futurismo le linee dinamiche e le forme slanciate, i colori squillanti di un mondo frenetico e in continuo accellerato movimento.
Dal cubismo invece ricaviamo la composizione e scomposizione di oggetti disparati, all’apparenza casuali, affiorati da un ricordo o da un sogno, pezzi di un rebus dal significato criptico e indecifrabile.
Vogliamo che il momentum e la forza liberata da queste creature sia tale che sfugga addirittura al nostro controllo, che le forme e i colori si dispongano in bizzarre e precarie angolazioni come se fossero animate di vita propria. Geometrie cacofoniche e linee scomposte, festose forme vagabonde che ignorano ordine e regola e sfondano la cornice che dovrebbe contenerli.
Per avere la massima libertà compositiva ed evitare qualsiasi vincolo di peso, forma o colore derivante da materiali prelavorati, realizziamo appositamente ogni elemento di questa serie: il bronzo, l’argento, la resina e la porcellana nascono dalle nostre mani in modo che si adattino fedelmente ed armoniosamente all’idea che abbiamo in testa.
Chi, come noi, considera il gioiello una micro invenzione, una piccola conquista dell’impossibile, trova nell’arte del primo Novecento infinite suggestioni. Un irrefrenabile desiderio di cambiare il mondo creando, spinse artisti di tutta Europa a sciogliere i legacci col passato per aprire il portale verso una dimensione nuova che rivoluzionasse il fare, il vedere e il vivere l’arte.
Era tempo di stravolgere i canoni, forzare le regole, provocare l’osservatore con lo scollamento dalla realtà oggettiva emancipando il colore dal vero, negando lo spazio razionale, iniettando disordine nella geometria e anarchia nella composizione. Quanto piacere liberatorio in tutta quella confusione!
Forse il nostro è anche un omaggio ai rivoluzionari dell’arte con cui sentiamo di condividere l’irreverenza giocosa e una certa irrequietezza. Nulla da rivendicare o da dimostrare se non la libertà della propria immaginazione e un’incontenibile spinta a sperimentare, ad andare sempre oltre giocando con forme, colori e materia.
Avantgarde è un vero e proprio mash-up di stili e reminiscenze: raccogliamo schegge e frammenti dal cubismo, dal futurismo, dal costruttivismo e dal surrealismo riassemblandoli in inedite ed esuberanti composizioni.
Rovesciando e scomponendo il rapporto che lega l’opera alla sua cornice, vogliamo che entrambi si ribellino ai ruoli e agli spazi imposti superando energicamente margini e confini.
Nel frattempo, le forme e i corpi geometrici perdono regolarità, perchè non sono più il prodotto di calcoli matematici ma piuttosto il risultato di una realtà distorta. Come nelle architetture paradossali di Escher, la spazialità è soggettiva e visionaria.
Deriviamo dal futurismo le linee dinamiche e le forme slanciate, i colori squillanti di un mondo frenetico e in continuo accellerato movimento.
Dal cubismo invece ricaviamo la composizione e scomposizione di oggetti disparati, all’apparenza casuali, affiorati da un ricordo o da un sogno, pezzi di un rebus dal significato criptico e indecifrabile.
Vogliamo che il momentum e la forza liberata da queste creature sia tale che sfugga addirittura al nostro controllo, che le forme e i colori si dispongano in bizzarre e precarie angolazioni come se fossero animate di vita propria. Geometrie cacofoniche e linee scomposte, festose forme vagabonde che ignorano ordine e regola e sfondano la cornice che dovrebbe contenerli.
Per avere la massima libertà compositiva ed evitare qualsiasi vincolo di peso, forma o colore derivante da materiali prelavorati, realizziamo appositamente ogni elemento di questa serie: il bronzo, l’argento, la resina e la porcellana nascono dalle nostre mani in modo che si adattino fedelmente ed armoniosamente all’idea che abbiamo in testa.